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Custodire la presenza dell’arte – Mario Stefano e la sua visione, perché questo artista non mostra più le opere terminate su internet

 

Custodire la presenza dell’arte

Mario Stefano e la sua visione, perché questo artista non mostra più le opere terminate su internet

 

 

 

Ci sono artisti che scelgono di rincorrere la visibilità, affidando alle piattaforme digitali il compito di moltiplicare le immagini delle loro opere. E poi ci sono scelte opposte, radicali, che riportano l’arte alla sua essenza.

 

Mario Stefano, artista con cui ho avuto modo di collaborare e di sostenere nel percorso di divulgazione, ha deciso di compiere un passo coraggioso: rimuovere le proprie opere dalla rete e bandire la pubblicazione integrale dei suoi quadri.
Un gesto che può sembrare controcorrente in un’epoca di sovraesposizione, e che rappresenta una scelta personale dell’artista, non necessariamente condivisa da tutti, ma sicuramente degna di rispetto perché guidata dall’intento di restituire all’arte la sua natura viva, intima e irripetibile.

 

A spiegare le ragioni di questa scelta è lo stesso artista, con parole che diventano manifesto di una nuova idea di presenza artistica.


Mario Stefano - Artista -
L’artista Mario Stefano

 

Perché ho deciso di non pubblicare le mie opere intere, ma soltanto dei dettagli? Perché credo che l’opera d’arte debba essere incontrata da vicino, nella sua interezza. Non attraverso uno schermo, ma dal vivo, dove lo sguardo possa spostarsi liberamente da un punto all’altro del quadro, lasciandosi guidare dalla contemplazione. Vedere un’opera è un’esperienza immersiva: richiede tempo, silenzio, attenzione.

Ho scelto i dettagli non per proteggere me stesso, ma per proteggere l’opera. La pittura ha bisogno di spazio, di un ritmo lento, di uno sguardo che non scivoli via in tre secondi. Quando un’opera si compie, essa chiede di essere guardata con presenza, di essere colta nella sua essenza.

Non mostro i miei lavori finiti perché non sono semplici immagini, ma presenze. L’arte, quella autentica, non cerca visibilità: cerca verità. Non vuole esposizione, ma incontro. In un tempo che mostra tutto, io sento il bisogno di custodire.

Viviamo in un’epoca che produce immagini sintetiche: io, con la pittura, cerco di generare presenze. Le mie opere non appartengono ai feed dei social, non si lasciano catturare da uno screenshot, non nascono per la velocità. Sono fatte di stratificazioni, di errori, di gesti ripetuti e intuizioni cercate. Sono fatte di mani, di testa, di cuore. E anche di spirito.

Ogni quadro è un corpo, un evento: ha peso, respiro, silenzio. E come ogni corpo vivo merita distanza, attenzione, intimità.

Per questo non pubblico le mie opere finite. Perché pubblicarle significherebbe snaturarle, ridurle a immagini quando invece sono presenze, trasformarle in contenuti quando in realtà sono contenitori di senso. In un tempo che chiama tutto “visibilità”, io scelgo la visione.”


 

 

 

 

La scelta di Mario Stefano è senza dubbio forte e radicale. È una visione personale che non tutti gli artisti condividono, perché ognuno trova il proprio modo di mettere in relazione l’opera con il pubblico. Ciò che conta, però, è la coerenza e il coraggio con cui un artista decide di custodire la propria arte.
 

 

Presto avremo modo di ospitarlo per un’intervista, in cui potrà approfondire meglio questo approccio e raccontarci da vicino cosa significhi, oggi, restituire all’arte la sua dimensione più autentica.