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Segnalazione Eventi

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Patir 2025 – Un cammino condiviso verso l’armonia tra culture

 

 

 

Patir 2025

 

Un cammino condiviso verso 

l’armonia tra culture

 

 

 

 

 

di Redazione |21||Maggio|2025|

 

 

Un fine settimana immersivo, tra riflessione e creatività, prende forma con il Weekend Esperienziale – Open Lab Patir, un’officina di idee, incontri e visioni che, in questa nuova edizione, pone al centro il tema della pace e della spiritualità. In un tempo segnato da tensioni globali e smarrimento individuale, l’evento si fa spazio condiviso dove il pensiero si apre, il dialogo si rinnova e la ricerca interiore si intreccia con il sentire collettivo. Un’occasione per vivere il territorio come una intensa esperienza trasformativa e non come semplice luogo fisico.

 

 

 

Con l’inaugurazione ufficiale presso la prestigiosa sede della Galleria Nazionale di Cosenza, prende vita Patir 2025, un progetto che si propone come simbolico e concreto punto d’incontro tra Oriente e Occidente. L’iniziativa rappresenta un passaggio innovativo per la Calabria, e in particolare per le città di Cosenza e Corigliano-Rossano, che per la prima volta si uniscono in una visione culturale comune capace di valorizzare il patrimonio regionale e di generare un nuovo approccio allo sviluppo locale.

Al centro di questa visione c’è l’idea di pace intesa come armonia profonda, con sé stessi, con l’altro e con la terra. Un concetto che si ispira fortemente alle parole di Papa FrancescoLa Pace non è solo assenza di guerra, ma armonia con se stessi, la natura e gli altri“. 

È questa l’anima che anima Patir, un nome che già di per sé richiama un luogo carico di significato, il Monastero del Patire, simbolo della convivenza tra identità diverse, punto di contatto tra mondo greco e latino, tra spiritualità orientale e cultura occidentale. 

 

 

 

 

 

«Con Patir 2025 abbiamo cercato di ricomporre una proposta culturale spesso dispersa in iniziative scollegate», ha spiegato Alessandra Mazzei, presidente dell’associazione Rossano Purpurea, durante la presentazione. «La sfida è stata quella di creare un momento condiviso che potesse essere riconosciuto da tutti come proprio, come espressione autentica del territorio e delle sue molteplici anime».

Patir si configura così come uno spazio mentale e fisico dove la memoria storica incontra la contemporaneità, dove il passato diventa strumento per leggere e costruire il futuro. È un invito al dialogo, alla cooperazione e alla riscoperta della bellezza che nasce dall’incontro tra le differenze.

 

 

 

L’edizione 2025 segna attraverso l’avvio di un evento culturale, anche l’apertura di un cammino collettivo, un ponte di senso, un atto di fiducia nella capacità della cultura di essere motore di unità, crescita e pace autentica. 

In questo contesto prende forma Arte en Plein Air, un evento previsto per il 25 maggio a partire dalle ore 10:00, coordinato dall’architetto Antonio Cimino. L’iniziativa porta l’arte fuori dagli spazi convenzionali, restituendola al paesaggio, alla luce, al respiro della natura.

Nel cuore del Complesso Monastico Basiliano di Santa Maria del Patire, artisti del territorio daranno vita a un’esperienza condivisa, intrecciando con sensibilità la loro creatività con l’ambiente e la memoria spirituale del luogo.

 

Un appuntamento che sottolinea il legame profondo tra l’essere umano e il paesaggio, suggerendo nuove forme di ascolto, relazione e consapevolezza.

 

Gli artisti partecipanti sono: Mariella Arcuri, Alfonso Caniglia, Annalisa De Marco, Giuseppina Irene Groccia, Anna Lauria, Eliana Noto, Mirella Renne, Chettina Straface, Pino Savoia, Luisa Zicarelli.

 

 

Un’esperienza che ha come scopo quello di generare un dialogo aperto tra arte, natura e spiritualità, come invito a coltivare bellezza, consapevolezza e armonia nei luoghi e nelle relazioni che abitiamo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
©L’ArteCheMiPiace – Blog Arte e Cultura di Giuseppina Irene Groccia 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Segnalazione Eventi

POP-PARADOX & POP-INNOCENCE

L’ArteCheMiPiace – Segnalazione Eventi

 

 

POP-PARADOX
& POP-INNOCENCE

 

 

 

Doppia mostra darte
contemporanea
 
 

 

📍
Ravenna Art Gallery | Via IV Novembre, corte interna 23/d, Ravenna
📅
10 – 20 maggio 2025 | Inaugurazione sabato 10 maggio ore 18.00

Con il
patrocinio del Comune di Ravenna

POP-PARADOX
e POP-INNOCENCE: due visioni divergenti, due viaggi paralleli nel labirinto
colorato e inquieto della contemporaneità.

 

Curate da Gina Affinito, queste due mostre si
intrecciano come fili di una stessa trama, raccontando – con ironia, delicatezza
e lucidità – la tensione tra apparenza e realtà nell’epoca del paradosso pop.

 

 

POP-PARADOX

Il
cortocircuito dellimmaginario: tra cultura pop, ironia e
critica sociale

Un’esperienza
immersiva che squarcia il velo dell’iper-realtà e ci restituisce icone
familiari trasfigurate in strumenti di riflessione critica.

 

RX, artista visivo dal tratto incisivo, costruisce scenari
surreali dove figure infantili, oggetti di consumo e simboli globali si
rincorrono, si mescolano, si deformano.
Con colori acidi e contorni netti, RX scompone e ricompone
il nostro immaginario collettivo, offrendoci uno specchio deformante – e per
questo rivelatore – del mondo ipermediatico che abitiamo.

 

POP-PARADOX è un
invito spudorato a non fidarsi delle apparenze: un gioco spietato dove il
sorriso si spezza in una smorfia pensosa.

 

 

 

 

 

POP-INNOCENCE

Il
controcampo lirico: fragilità, sogno e perdita nellera
del pop

In dialogo
poetico e concettuale con la personale di RX, POP-INNOCENCE presenta le visioni
di undici artisti contemporanei:

 

Laura Casali, Grazia Ciancitto, Vittoria Coppola, Camilla
De Felice, Diletta Fiore, Marina Loreti, Gianni Magnolia, Flavio Palazzina,
Serena Pognante, Paola Strada, Gabriella Tirincanti.

 

Le opere
si muovono con grazia e ambiguità tra tecniche miste, collage, pittura,
digitale e tessile.

 

Qui l’innocenza non è mai scontata: è un concetto che
traballa, si incrina, si lascia sfiorare e poi svanisce come un’eco
malinconica.

 

Tra
nostalgia e ironia, POP-INNOCENCE è un invito gentile (ma non meno tagliente) a
interrogarsi su cosa resta autentico nel grande teatro delle immagini.

 

 

 

 

 

Informazioni
utili

 

📍
Ravenna Art Gallery – Via IV Novembre, corte interna 23/d – Ravenna

 

📆
Dal 10 al 20 maggio 2025
🕒
Orari mostra: 10.00-13.00 | 14.00-18.00
🎤
Opening: sabato 10 maggio, ore 18:00
👁‍🗨
A cura di: Gina Affinito
🎟
Ingresso: gratuito

 

🌐
www.comune.ra.it

📞
Contatti e press kit:

 

+39.327.3463882 – +39 351.6012222
gina.affinito@gmail.com
📣
Evento Facebook
POP-PARADOX
📣
Evento Facebook
POP-INNOCENCE
 
 

 

 

 

POP-PARADOX e POP-INNOCENCE:

 

due facce della stessa medaglia che
scintilla e si graffia, tra incanto e disincanto.

 

Un appuntamento da vivere a occhi
spalancati, pronti a riconoscere – sotto le maschere – la nostra stessa
immagine riflessa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
©L’ArteCheMiPiace – Blog Arte e Cultura di Giuseppina Irene Groccia 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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ArteIntervisteSegnalazione Eventi

Verso il vernissage di “Il riscatto della brutta psiche” Intervista doppia a Maurizio D’Andrea e Carla Pugliano

L’ArteCheMiPiace – Segnalazione Eventi/ Interviste

 

 

 

Verso il vernissage di “Il riscatto della brutta psiche” 

 

Intervista doppia a Maurizio D’Andrea e Carla Pugliano

 

 

 

di Giuseppina Irene Groccia |06|Maggio|2025|

 

 

 

 

Cresce l’attesa per Il riscatto della brutta psiche, la mostra personale di Maurizio D’Andrea, artista internazionale e fondatore del Movimento Artistico Introversico Radicale, che inaugurerà il 10 maggio presso la CathArt Gallery di Varese. L’esposizione si preannuncia come un viaggio visivo potente e introspettivo, capace di dare forma alle tensioni emotive più profonde e ai paesaggi interiori spesso dimenticati.

A conferire ulteriore prestigio all’evento sarà la presenza di Daniele Radini Tedeschi, tra i più autorevoli critici d’arte contemporanea, già più volte Curatore e Commissario della Biennale di Venezia. Il suo intervento critico offrirà una lettura profonda e articolata del lavoro di D’Andrea, valorizzando il senso e l’urgenza espressiva di una mostra che nasce per scuotere e interrogare.

La sua partecipazione rappresenta un’occasione preziosa non solo per l’artista, ma anche per il pubblico presente, che potrà confrontarsi con una lettura lucida e autorevole del percorso espositivo.

Per anticipare i temi e lo spirito di questa mostra così particolare, abbiamo raccolto le voci dei suoi protagonisti: Maurizio D’Andrea, che ci guida all’interno della sua ricerca artistica, e Carla Pugliano, artista a sua volta e fondatrice della CathArt Gallery, che per la prima volta apre i suoi spazi a un progetto curatoriale esterno.
 

 

Un dialogo a due voci per scoprire cosa si cela dietro l’ideazione, la preparazione e il significato profondo di un evento che promette di lasciare il segno.
 
 
 
 
 

 

Carla, come nasce l’idea di ospitare proprio Maurizio
D’Andrea con la mostra “Il riscatto della brutta psiche”? Cosa l’ha colpita del
suo lavoro e cosa l’ha spinta a dedicargli uno spazio nella sua galleria?

 

 

Ho conosciuto Maurizio D’Andrea durante la Triennale Internazionale di Venezia,
dove entrambi siamo stati premiati con il Leone d’Oro. Da subito sono rimasta
colpita dalla coerenza e profondità del suo percorso artistico: il suo lavoro
scava nell’inconscio umano con coraggio e lucidità, dando forma visiva a
dinamiche interiori che spesso rimangono silenziose. La sua capacità di fondere
arte visiva, psicologia e teatro mi è sembrata perfettamente in linea con la
missione della CathArt Gallery, ovvero promuovere un’arte autentica,
trasformativa, che non abbia paura di affrontare anche le zone d’ombra della
psiche. Ospitarlo è stato un passo naturale.

 

 

 

 

 

 

La CathArt Gallery è nata inizialmente come
spazio dedicato alle sue opere. Questa è, se non sbaglio, la prima mostra
“esterna” che ospita. Come ha vissuto questa esperienza?

È stato un passaggio complesso ma estremamente stimolante. Mettere a
disposizione il mio spazio per altri artisti è, in fondo, un’estensione del mio
stesso linguaggio: offrire un luogo dove l’arte possa generare consapevolezza.
Occuparsi di un altro artista, conoscerlo ed entrare nel suo mondo significa
uscire da sé, ascoltare profondamente la sua voce e creare le condizioni
migliori affinché il suo messaggio venga colto in tutta la sua forza. Non si
tratta solo di esporre opere, ma di contribuire a creare una narrazione
coerente, uno spazio mentale oltre che fisico. Con D’Andrea ho sentito questa
continuità di visione.
In particolare, sono rimasta colpita dal progetto che mi ha proposto. “Il
riscatto della brutta psiche” non è semplicemente una mostra, ma un’esperienza
a più voci: con un monologo teatrale, una performance pittorica e la successiva
esposizione vera e propria. Ogni fase è stata pensata come parte di un rituale
collettivo di svelamento e catarsi.
Quando si lavora con un altro artista si crea, inevitabilmente, un rapporto di
fiducia, di stima e anche di amicizia. È un arricchimento profondo, che
permette di cogliere, toccare e analizzare un linguaggio espressivo diverso dal
proprio. E questo apre nuove prospettive interiori: ci si sente meno soli nel
proprio cammino creativo, ci si sente davvero parte di una comunità che parla,
in modi diversi, un’unica lingua: quella dell’arte.

 



 

All’inaugurazione sarà presente anche Daniele
Radini Tedeschi, uno dei critici più autorevoli della scena contemporanea. Può
raccontarci qualcosa, cosa significa per lei averlo in questo evento?



Ho conosciuto Daniele Radini Tedeschi in occasione della mia personale al Sacro
Monte di Varese
, sito UNESCO. Era presente al vernissage con un suo intervento
critico. Ricordo che ero piuttosto agitata per la sua presenza, ma fin da
subito ha saputo mettermi a mio agio, dimostrando una capacità rara: quella di
entrare nel mondo dell’artista, coglierne l’essenza più autentica e restituirla
con lucidità e rispetto.
Le sue osservazioni, mai scontate, mi hanno profondamente arricchita. Ha saputo
offrirmi una visione più ampia, dandomi consigli preziosi che porto ancora con
me. Ho una grande stima per Daniele Radini Tedeschi, che si è consolidata nel
tempo: la sua lettura critica è sempre profonda, acuta, capace di illuminare i
legami più nascosti tra estetica, pensiero e società.
Averlo oggi alla CathArt Gallery rappresenta per me non solo un onore
personale, ma anche un importante riconoscimento al progetto di questa mostra
portata avanti con passione. Il fatto che sia lui a introdurre la mostra di
Maurizio D’Andrea non fa che rafforzare il valore intellettuale e culturale di
tutto l’evento.
D’Andrea stesso, fin dai primi confronti sul progetto, non ha avuto alcun
dubbio: era proprio Daniele Radini Tedeschi il critico e storico dell’arte che
desiderava coinvolgere per accompagnare questa esposizione. La sua presenza
conferma l’ambizione e la profondità di questa mostra, che si muove su un piano
estetico, psicanalitico e concettuale.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

 

Maurizio, come nasce il progetto “Il riscatto
della brutta psiche”? C’è stato un momento preciso o un’urgenza interiore che
ha fatto scattare questa narrazione artistica così potente?

 

Il progetto “Il riscatto della
brutta psiche” nasce da un’urgenza viscerale supportata da studi e riflessioni
sin dall’adolescenza, da un bisogno interiore maturato nel tempo in seguito a
una lunga e radicale esplorazione dell’inconscio. Questo percorso si alimenta nel
confronto continuo tra il regno delle pulsioni di Freud e l’ombra junghiana e rappresenta
una parte della mente che la società vorrebbe nascondere sotto il velo della
bellezza artificiale. O vorrebbe ignorare! La psiche, nella sua forma più
cruda, è caotica, irrisolta, dolorosa, forse brutta, ed è proprio questo caos che
la performance vuole raccontare. Il taglio della tela, momento chiave del
progetto, ne è simbolo e detonatore: lo squarcio che rompe l’illusione
dell’armonia e ci restituisce alla verità dell’essere. L’urgenza non era quella
di raccontare una storia bella, ma quella di mostrare l’infranto, l’imperfetto,
il rimosso e di riscattarlo attraverso l’arte, catalizzatrice del riscatto.

 

 
 

 

La sua mostra unisce pittura,
teatro e psicoanalisi. In che modo questi linguaggi dialogano nella performance
e cosa spera che il pubblico possa attraversare emotivamente durante l’evento?

 

Pittura, teatro e psicoanalisi non
sono linguaggi separati, ma arrivano dello stesso corpo concettuale. Il teatro,
attraverso il monologo narrativo, diventa rito di iniziazione e confessione,
uno specchio emotivo in cui il pubblico è chiamato a guardare senza filtri. La
pittura, con le sue tele “brutte” e stratificate, incarna visivamente le
profondità dell’inconscio, rifiutando ogni estetica rassicurante. La
psicoanalisi fornisce il supporto teorico e simbolico attraverso cui leggere
questa esperienza. Freud, Jung e Lacan sono presenti in filigrana nel tessuto
della performance: l’ombra, il caos, il dolore rimosso, il riscatto,  sono i protagonisti silenziosi dell’evento.
L’emozione che si spera di attivare nel pubblico è duplice: uno smarrimento
iniziale, simile all’angoscia del sogno disturbante e, successivamente, una
catarsi. L’obiettivo non è consolare, ma inquietare, smuovere, aprire spiragli.
Ogni quadro svelato è una ferita, ma anche un varco. L’esperienza è pensata
come un viaggio psichico, dove l’osservatore è messo di fronte a se stesso, e
chiamato a scegliere se continuare a fuggire dal proprio caos o attraversarlo
per arrivare al riscatto.

 

 

 

Esporre alla CathArt Gallery,
spazio fondato da un’artista come Carla Pugliano, le ha offerto un contesto
particolare. Com’è nato questo incontro e cosa ha significato per lei essere
ospitato in questo spazio?

 

Esporre alla CathArt Gallery,
fondata da Carla Pugliano, artista straordinaria, non sarà un semplice evento
espositivo, ma un incontro profondo tra visioni affini. Carla, artista
sensibile e coraggiosa, ha creato uno spazio che accoglie l’arte come necessità
esistenziale, non come ornamento. Questo ha permesso di concepire “Il riscatto
della brutta psiche” non come una mostra tradizionale, ma come un’esperienza
totalizzante, una performance immersiva dove il confine tra autore e spettatore
si dissolve. L’incontro con Carla è avvenuto alla Triennale di Venezia dove
abbiamo vinto entrambi il Leone d’oro, e ho subito capito di avere conosciuto
un artista portatrice di una nuova arte. Il suo supporto mi ha offerto la
libertà di osare, di squarciare davvero il velo della convenzione estetica e
accogliere il rischio del disordine psichico come valore artistico. La CathArt Gallery
non è solo una galleria, ma uno spazio culturale vivo che ha saputo,
magicamente, vibrare insieme all’urgenza del mio progetto.

 

La presenza di Daniele Radini
Tedeschi aggiunge un forte peso critico e simbolico all’evento. Cosa
rappresenta per lei il confronto con la sua lettura del suo lavoro?

 

Daniele Radini Tedeschi, critico e
storico dell’arte riconosciuto a livello internazionale, con la sua statura
critica e la profondità del suo sguardo analitico, rappresenta una figura
fondamentale in questo evento. Ha sempre posto l’attenzione anche sulla
dimensione esistenziale e psichica dell’arte, e il suo confronto con questo
progetto porta il discorso a un livello di riflessione ancora più acuto. Il suo
sguardo non si ferma alla superficie della pittura, ma ne esplora le radici
simboliche, i richiami filosofici, i risvolti antropologici. La possibilità di
vedere la mia opera attraversata dalla sua interpretazione è un dono critico
che accende nuove prospettive. È uno specchio, ancora una volta, ma stavolta
esterno e colto, che mi obbliga a un ulteriore esercizio di consapevolezza. Non
si tratta di ricevere conferme, ma di abitare il dubbio con più strumenti, e in
questo, la lettura di Radini Tedeschi è un alleato prezioso.

 

Nelle sue opere si avverte una
forte tensione tra introspezione e linguaggio pittorico. In che modo il suo
percorso personale – umano e artistico – ha influenzato questa ricerca sul ‘non
detto’ della psiche?

 

Tutta la mia opera nasce da una
tensione irrisolta, dalla volontà di dare forma all’informe, di rendere
visibile ciò che per sua natura resta sepolto: il ‘non detto’ della psiche. Tutta
la mia opera nasce anche dal dubbio che si genera e prende forma. Il mio
percorso personale, segnato da studi scientifici e psicologici, dalla continua
esplorazione dell’inconscio e dal contatto diretto con la materia viscerale
dell’esistenza, ha generato un linguaggio pittorico che non cerca mai la
bellezza consolatoria, ma l’espressione autentica. L’uso delle mani, delle
spatole, dei gesti violenti, è il frutto di una necessità più che di una scelta
estetica: è la materia che chiede di emergere. Le influenze di Freud, Jung, Lacan,
si fondono con un vissuto profondamente umano, fatto di fragilità, paure,
solitudini. Ogni tela è un diario emotivo, un campo di battaglia tra ciò che
vorrebbe essere detto e ciò che non può esserlo, se non attraverso il
linguaggio del colore, del taglio, della distorsione. La mia arte è linguaggio.
È una lotta per dare voce a ciò che è stato silenziato. È, in ultima analisi,
una ricerca instancabile di verità e di riscatto

 

 

 

 

L’incontro tra la visione radicale e introspettiva di Maurizio D’Andrea, la sensibilità curatoriale di Carla Pugliano, qui per la prima volta nel doppio ruolo di artista e curatrice ospitante, e la lettura lucida e autorevole di Daniele Radini Tedeschi non è semplicemente una collaborazione, ma un esempio concreto di come la tensione tra pratiche differenti possa generare una mostra stratificata, colta e necessaria.
È da queste convergenze, rare e non scontate, che nasce un evento capace di oltrepassare la superficie dell’esposizione per farsi luogo di riflessione critica e confronto autentico.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Informazioni sull’evento:

 

• Inaugurazione: Sabato 10 maggio 2025, ore 18:30

• Luogo: CathArt Gallery, Piazza Giovanni XXIII, 11 – Varese (Ingresso da Via Salvo D’Acquisto)

• Ingresso: Libero

• Apertura: da martedì a venerdì dalle 16:30 alle 19:00 – sabato dalle 10:00 alle 12:30 e 15:00 alle 19:30 / Domenica dalle 15:30 alle 18:30  

 

Per prenotazioni prendere contatti diretti.

 

 

Per saperne di più sull’Artista:

Contatti della Galleria:

• Email: myartcharlotte@gmail.com

• Telefono: 392 8081554

• Facebook: https://www.facebook.com/carla.pugliano/

• Instagram: https://www.instagram.com/cathart_gallery/

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
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ArteIntervisteSegnalazione Eventi

Intervista a Alessandro Giansanti di Agarte – Fucina delle Arti e a Alessio Musella, Editore EXITURBANMAGAZINE

 L’ArteCheMiPiace – Interviste

 

 

Intervista a Alessandro giansanti di Agarte – Fucina delle Arti E A ALESSIO MUSELLA, EDITORE EXITURBANMAGAZINE 

Un Viaggio nella Passione e Innovazione Artistica di due Curatori d’eccellenza 

 

 

 

 

di Giuseppina Irene Groccia |20|Giugno|2024|

 

 

Nel cuore dei Castelli Romani, un giovane gallerista ama rivoluzionare il mondo dell’arte contemporanea. 

Alessandro Giansanti, fondatore di Agarte – Fucina delle Arti, ha avviato il suo progetto all’età di 25 anni, nel pieno della pandemia, dimostrando che la passione e la determinazione possono trasformare le sfide in opportunità. 

Oggi, Agarte è un punto di riferimento per molti artisti emergenti, grazie anche alle collaborazioni con realtà influenti come Art&Investments ed ExitUrbanMagazine di Alessio Musella

 

 

 

Da sn Alessandro Giansanti, Gallerista e Titolare Agarte-Fucina delle Arti. A ds Alessio Musella, Curatore artistico, editor e Founder Art&Investments e ExitUrbanMagazine 

 

Alessio Musella è un editore, curatore e collettore di arte contemporanea con una passione profonda per il dialogo tra marketing, design e arte. Con una conoscenza approfondita della comunicazione online, compresi i social media, Alessio sa come utilizzare la potenza della diffusione di un messaggio per promuovere l’arte e gli artisti. Sviluppando un format comunicativo innovativo e sempre aggiornato ha da sempre avuto successo nell’unire le sue passioni per l’arte e la comunicazione per creare esperienze di successo.

 

In questa intervista, Alessandro e Alessio si confronteranno con i lettori per raccontare la storia della loro collaborazione, che ha portato all’organizzazione di un evento molto originale e innovativo. Questo incontro sarà un’avventura stimolante e coinvolgente, che unirà audacia e entusiasmo in un percorso di idee innovative e strategie avanzate che rinnoveranno sicuramente il mondo dell’arte contemporanea. 

In particolare, ci soffermeremo sul nuovo evento in programma in questi giorni, “NOT ONLY URBAN“, che mira a presentare artisti emergenti e di tendenza, sottolineando l’importanza di stili e movimenti contemporanei.

 



 

Ciao Alessandro, presentati ai nostri lettori e illustraci
cosa 
rappresenta Agarte – Fucina delle Arti e come la tua
passione per l’arte 
si è trasformata in un progetto concreto che ti ha portato a
diventare 
uno dei più giovani e apprezzati galleristi in Italia?
Inoltre, ci racconti 
un po’ della tua scelta di collaborazione con
Art&Investments ed 
ExitUrbanMagazine di Alessio Musella?

 

Aprii il progetto di Agarte insieme alla mia famiglia nel
2020 all’età di 25 anni annoverandomi a 
tutti gli effetti tra i più giovani galleristi d’Italia e
d’Europa. Aprimmo il progetto per una necessità 
di ripartire con l’arte e la cultura scegliendo una zona
periferica, quella dei Castelli Romani, subito 
dopo la pandemia da Covid-19 principiando dunque il percorso
durante un periodo complicato, ma 
puntando sin da subito sugli emergenti capitolini (vista
l’esplosiva scena artistica romana)! 
Attualmente mi reputo un gallerista emergente che ha molto
da apprendere e in questi 48 mesi ho 
avuto modo di crescere molto, finendo per realizzare 36 tra
mostre collettive e personali, sul suolo 
nazionale ed internazionale.. Non penso di essere parte di
quel gruppo dei galleristi più conosciuti 
ed apprezzati, almeno non ancora, ma sicuramente vengo preso
come riferimento per molte delle 
scelte inconsuete che applico al mio lavoro, nella costante
ricerca e nello spingermi sempre oltre il 
ruolo di gallerista.

Con Ale è stata collaborazione sin da subito, ci siamo
trovati bene e abbiamo iniziato scambiandoci 
consigli e suggerimenti, Alessio ha una grande esperienza in
campo della comunicazione e ho avuto 
modo di poter prendere spunto su più fattori, tenendo sempre
un occhio di riguardo dapprima per il 
progetto Art & Investments e poi Exiturban. Quest’ultimo
anno è stato incentrato sulla creazione di 
progetti condivisi, prima con la mostra “Dis-Comfort” a
Palazzo Rospigliosi di Zagarolo (RM) con 
le mie colleghe Roberta Cristofari, Giusy Longo ed Eleonora
Turli, poi con “Sapori: Arte 
nutrimento per l’anima” a Frascati in collaborazione con
Divulgarti Group di Loredana Trestin.. Da 
quest’ultimo lavoro abbiamo deciso di riprendere la vecchia
collaborazione con Alessio Musella 
scegliendo di curare una rassegna insieme!

 

Ciao Alessio, il tuo nome è ben noto nel campo artistico per la tua dedizione alla curatela artistica e al supporto ai giovani artisti emergenti. Hai iniziato la tua carriera artistica tanti anni fa venendo dal mondo del design e dell’architettura. Attraverso l’esperienza accumulata e la tua grande passione per l’arte  hai consolidato il tuo successo con la creazione della piattaforma online Art&Investments e della rivista mensile ExitUrbanMagazine. Ci racconti un po’  della tua scelta di collaborazione con Agarte Fucina delle Arti di Alessandro Giansanti?

 

Alessandro è un gallerista giovane, dinamico e molto preparato, tre caratteristiche non scontate da trovare quando parliamo di arte. 

La quarta caratteristica che apprezzo molto è l’ambizione, ma non quella fine a se stessa, ha programmato come e dove vuole arrivare, e sarà un piacere affiancarlo nel suo percorso.

Non ultimo Agarte Fucina della arti è tra le poche gallerie che tratta la ceramica, forma d’arte che da sempre mi affascina e che ho messo tra le priorità nel voler far comprendere al grande pubblico quanta tecnica e tradizione sono avvolte nel lavorare l’argilla, terra fuoco aria e acqua vengono sapientemente miscelati per creare splendide opere d’arte…

 

 

 

Come è nata la vostra conoscenza e di riflesso la vostra
intesa 
professionale?

 

Alessandro: La nostra conoscenza è nata ancora prima dello sviluppo
della galleria “Agarte – Fucina delle Arti”, 
nel periodo del 2018-19. Durante quegli anni collaboravo con
una rivista per il quale Alessio aveva 
scritto un articolo e mentre vagliavamo la possibilità di
aprire uno spazio fisico, la figura di Alessio 
ci sembrava sempre più interessante in termini di
connessioni e sinergie. 
Il primo periodo ci siamo occupati maggiormente dello
scambio di contatti ed artisti, solamente nel 
2023 abbiamo cominciato a collaborare direttamente con la
scelta di alcuni artisti da inserire nel 
nostro showroom e con la partecipazione in eventi
organizzati con la collaborazione di Art & 
Investments ed Exit.. Ad oggi “Not-Only Urban” è la prima ed
ufficiale rassegna collettiva di arte 
contemporanea che vede un lavoro a quattro mani realizzato,
organizzato e promosso direttamente 
da entrambi!

 

AlessioCollaborare per me è sinonimo di stima, e ho potuto constatare da subito, come già detto, l’approccio  innovativo e dinamico che Alessandro, se pur giovane, ha saputo mettere in campo, e l’arte ha bisogno di trovare nuovi modi per comunicare e ampliare il pubblico di riferimento.

 

 

Qual è stata l’ispirazione dietro la scelta di Frascati come
sede della 
mostra?

 

Alessandro: Frascati è la sede della nostra associazione e galleria,
conosciamo bene il territorio, siamo avvezzi 
alle sue dinamiche e sono anni che oramai organizziamo
mostre sul suo territorio. Ultimamente 
stiamo collaborando con vari comuni dell’hinterland romano,
stiamo uscendo fuori dalla regione ma 
anche fuori dallo stivale. Il ruolo informale e più diretto
di Frascati ci sembrava il più appropriato 
per una rassegna di volti nuovi da presentare al pubblico! NOT-ONLY URBAN, un titolo che lascia spazio a precise
riflessioni 
sull’arte contemporanea e il suo ruolo nel mondo globale.
Quali sono 
state le motivazioni che avete considerato nella scelta del
tema per 
questa mostra? Inizialmente volevamo chiamare la rassegna “Urban
Selection”, ma effettivamente suonava 
riduttivo.. L’idea è quella di focalizzasi su alcune delle
tendenze più contemporanee che si possano 
sposare con l’idea di una tipologia d’arte più diretta. Il
nome vuole avvicinarsi alla rivista di Alessio 
“Exiturban magazine”, ma anche approcciarsi a quella che è
la location industriale di riferimento: il 
mercato coperto; il polo di 450mq che ospita la rassegna è
una struttura priva di quel fascino 
elegante tipico dei musei e delle gallerie, ma è una tela
bianca che può trasformarsi in base 
all’utilizzo che se ne fa! Il palazzetto difatti, ex mercato
ortofrutticolo della città posto nel centro 
della vita economica di Frascati, è una location che a lungo
è stata abbandonata a se stessa.. siamo 
stati tra i primi ad intervenire utilizzando la struttura
come polo culturale, non sono mancate certo le 
critiche, ma quando si ha una visione, poco importa di
quelle!

 

AlessioFrascati ha un fascino tutto suo, a tratti sembra di essere a Parigi, la piazzetta di fronte al mercato coperto è davvero splendida, quando Alessandro mi ha proposto la location, avendo avuto modo di visionarla qualche mese fa insieme durante una sua collettiva, ho subito risposto affermativamente.. Non dimentichiamoci che Frascati è il comune dei Castelli dove i Romani amano passare il weekend, e questo non guasta di certo quando prepari una mostra.

 

 

NOT-ONLY URBAN, un titolo che lascia spazio a precise riflessioni sull’arte contemporanea e il suo ruolo nel mondo globale. Quali sono state le motivazioni che avete considerato nella scelta del tema per questa mostra?

 

AlessandroInizialmente volevamo chiamare la rassegna “Urban Selection”, ma effettivamente suonava riduttivo. L’idea è quella di focalizzasi su alcune delle tendenze più contemporanee che si possano sposare con l’idea di una tipologia d’arte più diretta. Il nome vuole avvicinarsi alla rivista di Alessio “Exiturbanmagazine”, ma anche approcciarsi a quella che è la location industriale di riferimento: il mercato coperto; il polo di 450mq che ospita la rassegna è una struttura priva di quel fascino elegante tipico dei musei e delle gallerie, ma è una tela bianca che può trasformarsi in base all’utilizzo che se ne fa! Il palazzetto difatti, ex mercato ortofrutticolo della città posto nel centro della vita economica di Frascati, è una location che a lungo è stata abbandonata a se stessa… siamo stati tra i primi ad intervenire utilizzando la struttura come polo culturale, non sono mancate certo le critiche, ma quando si ha una visione, poco importa di quelle!

 

 

Alessio: Io mi sono limitato a concordare con Alessandro Not only davanti a Urban, perché abbiamo scelto di inserire diverse creatività, e artisti che sono diventati urban creando collaborazioni tra di loro, un esempio su tutti la scultrice Elisabeth Longhi ha creato due opere raffiguranti Cat woman e Wonder man in stile “Boteriano”, opere che sono state poi personalizzate dagli artisti Marco Host e Mariella Rinaldi seguendo il loro stile, il connubio ha dato risultati molto interessanti, “sperimentare” per noi, diventa spesso una parola d’ordine….

 

 

 

Quali sono stati i parametri principali che avete utilizzato
per la 
selezione delle opere e degli artisti durante la
pianificazione di questo 
evento?

Alessandro: Principalmente la rassegna vuole essere un compendio di
artisti emergenti italiani che si avvicinano 
alle seguenti categorie artistiche: arte del riciclo e trash
art, arte naïf, art brut, graffitismo, pop e 
neo-pop, street art, arte urbana e writing, digital art..
come si evince la forbice è larga, ma sono tutti 
generi purtroppo ancora troppo poco considerati in Italia e
che necessiterebbero di esser 
rappresentati maggiormente.

AlessioLe collettive a mio avviso hanno in primis il compito di avvicinare un nuovo pubblico all’arte, non sai mai chi entrerà dalla porta, e far trovare diversi stili artistici aiuta il fruitore a ritrovare la sua comfort zone, fondamentale per iniziare un dialogo…

 

 

 

Perché avete scelto di rimanere nei generi rappresentati
dalle ultime 
tendenze stilistiche dell’arte contemporanea, come Urban,
Street Art, 
Pop e Neo-Pop, Art brut, Naïf e Graffitismo per citarne
alcune?
 Spiegateci i motivi di questa precisa scelta e preferenza stilistica.

 

AlessandroIl motivo è presto detto: si conoscono i nomi degli stili e
dei movimenti, ma non si sa identificare 
effettivamente cosa appartiene a queste categorie e cosa
no… ciò è dovuto da una confusione dettata 
da un’approssimazione nella descrizione dei generi e delle
tecniche impiegate. La nostra idea era 
quella di fare maggiormente chiarezza e di posizionare la
nostra rassegna come mezzo conoscitivo 
di quegli artisti che hanno scelto di seguire queste
tendenze ed inserirsi in quei contesti specifici. 
L’interazione con l’arte in contesti non tradizionali spesso
contribuisce 
ad una esperienza artistica molto positiva per i visitatori. 

 

Alessio: Non è un caso che tu abbia citato nella domanda stili che poco hanno a che fare con l’accademico, oggi l’arte prescinde dalla tecnica e va diretta al significato che vuole esprime e comunicare. Se vuoi ampliare il pubblico di riferimento devi iniziare, a mio avviso, non dalla perfetta esecuzione, ma spiegare che fare arte è molto altro… e questi stili, essendo più di facile comprensione per il neo utente, sono un buon punto di partenza per iniziare un dialogo.

 

 

L’interazione con l’arte in contesti non tradizionali spesso contribuisce ad una esperienza artistica molto positiva per i visitatori. Come siete arrivati a scegliere la location industrial del mercato
coperto in Piazza del Mercato a Frascati come spazio per la mostra? Quali
fattori hanno giocato un ruolo importante nella vostra scelta e come vi è
sembrata essere adatta alla tematica delle opere che volevate
proporre?

 

Alessandro: La scelta nasce in parte in maniera casuale, proprio come le
migliori intuizioni. Abbiamo sin da 
subito compreso che il futuro dell’arte, quantomeno in
Italia, è in un approccio divulgativo-
promozionale ibrido e fluido, da questa comprensione parte
la scelta che ci ha accompagnati per 
tutti e 4 gli anni iniziali della nostra attività, ovvero
quella di fare uso di luoghi inconsueti. “Se la 
montagna non va da Maometto, Maometto va alla montagna”, con
questo voglio dire che 
lamentiamo spesso un calo delle visite nei musei e nelle
gallerie, ma non facciamo nulla per 
avvicinarci a quelle che potrebbero essere le soluzioni per
avvicinarci alla gente, ovvero fare uscire 
le opere dai musei e dalle gallerie. Ospedali, strade
commerciali, ristoranti, hotel, mercati, abbiamo 
sempre prediletto ambienti di questo genere ottenendo sempre
notevoli risultati, portando l’arte nei 
luoghi dove meno ci si aspettava di trovarne! Questo nostro
atteggiamento si ricollega ad una frase 
detta, un po’ per invidia, un po’ per noia esistenziale, da
una persona poco lungimirante che 
criticando il nostro operato disse “adesso manca solamente
l’arte messa al mercato con la frutta” la 
frase mi ha fatto riflettere.. le più grandi rivoluzioni
nella storia dell’arte partono da provocazioni ed 
insulti (come il termine “impressionismo”) quindi mi son
detto, perché non partire da questa banale 
affermazione? Effettivamente l’arte contemporanea soffre
ancora di quella concezione ancorata ad 
un’idea inverosimile ed ingiustificata dell’arte, ovvero
quella che essa debba stare solamente nei 
luoghi aulici e di “alto valore”. Noi preferiamo avere un
approccio concreto e reale, e dunque, 
qualora lo ritenessimo consono, potremmo portare l’arte
anche nei mercati della frutta.

 

AlessioCome dice Alessandro non è facile oggi capire i vari stili come vanno inseriti nelle correnti artistiche, e una collettiva, se ben curata, può aiutare a comprendere meglio anche l’uso di certi termini. Ad ogni modo non siate mai frettolosi nel commentare un’opera…cercate sempre di andare oltre le apparenze…. Artista non è colui che padroneggia una tecnica, ma colui che ha e vuole esprimere un pensiero attraverso l’arte e farlo arrivare a chi osserva.

 

 

 

Quali sono le tendenze attuali nel mondo dell’arte che
ritenete più 
interessanti o significative?

 

Alessandro: Ritenere interessante solamente una tendenza sarebbe
riduttivo, più di quello credo si debba 
guardare a determinati modus operandi degli artisti.. Trovo
sempre di più artisti che grazie alle 
conoscenze maturate negli ultimi anni cominciano a
comprendere effettivamente cosa voglia dire 
investire sul proprio talento e lavorare con raziocinio e in
maniera ordinata e sistematica. Spesso 
sono proprio quelli gli artisti che riescono ad accrescere
il proprio nome nel corso del tempo. La 
storia è piena di creativi caotici di cui purtroppo si è
persa traccia negli anni, se non sei tu la prima 
persona ad avere cura del tuo talento, perché dovrebbero
farlo gli altri?

 

AlessioMi sto sempre più appassionando alla ceramica, che credo tornerà ad avere un ruolo importante nel contemporaneo, ritrovando le sue radici  e ricordando i grandi del 900 che hanno saputo creare un dialogo con l’osservatore, detto questo,  “Contaminazione” (street art, figurativo, astrattismo) sarà insieme a Sperimentazione la base della rinascita di questa antica e splendida arte, perché sono convinto che proprio attraverso la collaborazione e l’interessenza di diverse creatività e tra artisti apparentemente distanti fra loro  la ceramica troverà il suo ruolo.

 

 

Qual è il ruolo dell’arte nel contesto sociale e culturale
attuale, 
secondo voi?

 

Alessandro: Il ruolo rimane sempre lo stesso, come lo rimarrà anche nel
futuro: testimoniare, ricercare, indagare 
e sperimentare. Ci sembra di capire che questo evento potrebbe essere la
prima 
edizione di altre a venire. Ciò vi induce a pensare ai
possibili sviluppi 
futuri? Cosa potete anticiparci a riguardo di queste
eventuali future 
interazioni? Se tutto si muove in maniera fluida, se gli artisti sono
contenti, se il pubblico si trova bene e se noi 
continuiamo a lavorare in maniera professionale come abbiamo
sempre fatto, la rassegna può 
certamente divenire un appuntamento annuale.. Il progetto iniziale
è quello di trasformare “Not-
Only Urban” in un punto d’incontro per chi vuole investire e
collezionare un certo tipo di arte.

Alessio: Raccontare il contemporaneo 

 

 

 

Ci sembra di capire che questo evento potrebbe essere la prima edizione di altre a venire. Ciò vi induce a pensare ai possibili sviluppi futuri? Cosa potete anticiparci a riguardo di queste eventuali future interazioni?

 

 

Alessandro: Se tutto si muove in maniera fluida, se gli artisti sono contenti, se il pubblico si trova bene e se noi continuiamo a lavorare in maniera professionale come abbiamo sempre fatto, la rassegna può certamente divenire un appuntamento annuale… Il progetto iniziale è quello di trasformare “Not- Only Urban” in un punto d’incontro per chi vuole investire e collezionare un certo tipo di arte.

 

 

AlessioQuando l’intento è comunicare un concetto, non può fermarsi ad una singola kermesse,  diventerà un appuntamento annuale, come ha detto Alessandro, ma tutto in crescita esponenziale…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
©L’ArteCheMiPiace – Blog Arte e Cultura di Giuseppina Irene Groccia 

 

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