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Redazione

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Presentazione del libro “La voce che non si dimentica” di Simone Longo

Presentazione del libro “La voce che non si dimentica” di Simone Longo

 
 
 
 

Venerdì 24 ottobre, alle ore 18:00, presso la sede dell’Università Popolare nel Palazzo San Bernardino di Corigliano-Rossano, si terrà la presentazione del libro La voce che non si dimentica di Simone Longo.

L’evento sarà introdotto e coordinato da Gennaro Mercogliano, direttore dell’Università Popolare Rossanese, e si aprirà con i saluti istituzionali di Giovanni Pistoia, Vice Sindaco.

Interverranno, inoltre, Giuseppe De RosisLoredana Muraca e Maurizio Traversari

 

Durante l’incontro sono previsti momenti musicali a cura di Pino Salerno e letture tratte dal testo.

 

Sarà presente l’autore, Simone Longo, per dialogare con il pubblico e rispondere alle domande.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
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Letteratura

Il Dizionario Etimologico del Dialetto Mandatoriccese di Franco Emilio Carlino

Ha visto la luce
un’opera unica per la comunità mandatoriccese della quale deve andare fiera




 

Il Dizionario
Etimologico del Dialetto Mandatoriccese

(Raccolta di parole perse, con proverbi, modi di dire,
soprannomi e note storiche di Mandatoriccio)

 

“La lingua di una Comunità è la riflessione del suo
stesso pensiero, la testimonianza del suo costume, la sua storia, un bene
culturale da riscoprire e da tutelare, un patrimonio da difendere per non
assistere sempre più al dissolversi delle tradizioni, della lingua dei nostri
nonni e dei genitori, delle nostre origini, della nostra identità.

In essa sono contenute le tracce delle influenze dovute
alla presenza sul territorio di altri popoli. Il dialetto, con i suoi vocaboli
cataloga e certifica le espressioni, i modi di dire, la vita di tutti i giorni,
il nostro modo di agire, i rapporti sociali, tutto ciò che appartiene e
coinvolge la comunità.

Sulla lingua, inoltre, incidono molti fattori tra cui,
inesorabilmente, il tempo che la trasforma e spesso,

a lungo andare, la rimuove senza concedergli la
possibilità di rinnovarsi e diffondersi. Pertanto, preservarla vuol dire
custodire quelli che sono le qualità umane ed etiche della stessa comunità.

Riscoprirne le radici dialettali, significa quindi
garantirne il suo valore culturale.

Sulla base di quanto si è fatto cenno, poiché fortemente
eroso dalla odierna quotidianità, ho inteso in qualche modo recuperare il
nostro dialetto, le nostre parole perse o desuete per ridargli la giusta dignità,
quale patrimonio della comunità mandatoriccese”.

Con
queste parole estrapolate dalla Introduzione del Dizionario l’Autore
mandatoriccese – rossanese, Socio della prestigiosa Accademia Cosentina, Socio
della Deputazione di Storia Patria per la Calabria e Componente del Comitato Scientifico
dell’Università Popolare introduce il suo interessante e vasto lavoro raccolto
nel suo Dizionario.

     “Del resto, il
tempo e la modernità – continua Carlino – ci hanno abituati a veder scomparire alcune
consuetudini ritenute demodé, usi, credenze popolari e antichi mestieri ormai
passati nel dimenticatoio. La ragione, molto spesso, ci riconduce alla nostra
incuria e alla incapacità di mantenere ciò che di prezioso abbiamo. Col tempo,
ci siamo lasciati attrarre da una diffusa omologazione al globale che ha
investito la società nella quale viviamo, ormai distante dal pacato ritmo di un
tempo, contrassegnato, invece, da una forma di frenesia che, ahimè, ci
costringe, di conseguenza, a privilegiare un lessico povero, spesso costruito
con frasi scontate e fatte da concetti siglati da messaggini inviati e diffusi
attraverso canali come (Messenger, WhatsApp, ecc.) una pratica che ha relegato
ai margini la nostra cultura e la nostra tradizione. Comportamenti che, se non corretti,
a lungo andare ci porteranno alla inequivocabile perdita e cancellazione della
nostra memoria e dei nostri ricordi. A quanto detto va associata altresì la
capacità di comprendere quale sia stata realmente l’influenza subita dal nostro
lessico nelle diverse forme come ad esempio la provenienza, la derivazione o la
vicinanza del termine ad altri simili presenti in altre zone o paesi limitrofi”.

Nel
comunicato stampa della prestigiosa Casa Editrice L. Pellegrini di Cosenza alla
quale il Dizionario è stato affidato per la dovuta stesura e pubblicazione si
scrive:  “In un dizionario etimologico
ricco di parole perse, proverbi e modi di dire Franco Emilio Carlino offre un
notevole contributo alla valorizzazione dell’identità culturale, sociale e
civile di Mandatoriccio

 






Questi
siamo e dobbiamo rimanere

 

Un
patrimonio di lemmi, termini, modi di parlare e di esprimersi, molti dei quali
andati perduti, che affondano le radici nella più antica storia popolare del
luogo. Una ricchezza di suoni, intercalari, vocaboli, che hanno attraversato i
secoli e che oggi, grazie ad una certosina e capillare ricognizione sul
territorio, lo storico Franco Emilio Carlino affida ad uno studio poderoso,
frutto di decenni di impegno e duro lavoro interpretativo: il Dizionario
etimologico del dialetto mandatoriccese
edito da Luigi Pellegrini.

Un’opera
encomiabile, come viene sottolineato nella prefazione al volume, firmata dal
professor Pierpaolo Cetera, “uno di quei lasciti – motivati da una passione
intensa e da un’attitudine intangibile – che fa dello studioso un agente di
preservazione di un mondo, dei suoi affetti e dell’identità di una comunità”.

“Il
luogo dell’anima”, potrebbe aggiungersi, a proposito di Mandatoriccio e del
profondo legame che Franco Emilio Carlino mostra di avere nei confronti del
paese natìo, al quale dedica quest’ultima fatica che lo conferma tra i maggiori
studiosi di storia locale della Calabria. Un omaggio al comune, ma anche alle
sue nuove generazioni, alle quali Carlino si rivolge in una toccante dedica
“perché non si disperda il Nostro idioma dialettale e vadano fieri della
propria lingua e delle proprie origini”.

Il
Dizionario etimologico del dialetto mandatoriccese, dunque, rappresenta
un altro significativo passo in avanti nella costante ricerca storico-culturale
che vede Carlino impegnato a dare voce, peso e valore alle comunità dell’Alto
Jonio Cosentino, a partire, appunto, da Mandatoriccio, cui ha dedicato già
altre opere che ne indagano anche le peculiarità dialettali.  Il risultato è, in effetti, di notevole
portata, viste le ben 10.551 voci che compongono il nuovo Dizionario
etimologico
, forse il punto più alto (anche se con Franco Emilio Carlino
bisogna essere cauti, perché si rischia di essere sconfessati il giorno dopo)
della universale perlustrazione del mondo in cui l’autore dell’opera mostra di
trovarsi a suo agio, offrendo esemplari contributi di conoscenza e di
approfondimento. “Questo ulteriore volume dedicato a Mandatoriccio”, afferma Carlino,
“che raccoglie l’elenco alfabetico delle parole perdute, alcune locuzioni ed
altri elementi linguistici fornendone il significato etimologico e la
traduzione in italiano, mi offre, quindi, ancora una volta l’opportunità di
fare comunione ed entrare in sintonia con la mia terra, interpretando il
sentimento della mia gente ed interagendo con essa per affrontare insieme una
sfida importante, che è quella della riscoperta e dalla valorizzazione della
nostra cultura attraverso le nostre tradizioni, la nostra storia, la nostra
lingua, da implementare, rendere fruibile e tramandare a quanti verranno dopo
di noi, convinto che solo attraverso l’uso quotidiano del nostro dialetto
riusciremo a rimanere decisamente più autentici”. Difficile trovare parole
migliori per cogliere appieno lo “spirito” di quest’ultima fatica letteraria di
Franco Emilio Carlino, destinata per tante ragioni a lasciare il segno”.




3
ottobre 2025                                                                       

Ufficio stampa Luigi Pellegrini












































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“15 – La fotografia oltre l’umano” approda a Cannistrà Un ponte tra Varese e la Sicilia per l’arte contemporanea


“15 – La fotografia oltre l’umano” approda a Cannistrà

Un ponte tra Varese e la Sicilia per l’arte contemporanea

 

 

 

 

 

 

Dal vernissage di Varese al Museo a Cielo Aperto di Cannistrà: un progetto condiviso che unisce arte, territori e visioni.

Non una semplice mostra, ma un dialogo di sguardi e sensibilità che prosegue oltre la galleria, trasformandosi in un gesto di bellezza e condivisione.

 

Dopo il successo ottenuto a Varese presso la CathartGallery di Carla Pugliano, l’esposizione “15 – La fotografia oltre l’umano”, ideata e curata da Ilaria Pisciottani, si prepara a vivere una nuova tappa in Sicilia, dove le opere saranno accolte nel Museo a Cielo Aperto del Borgo di Cannistrà, grazie alla visione e all’impegno congiunto del presidente dell’Associazione Culturale Cannistrà, Vincenzo Mirabile, e di Tonino Privitera, agitatore culturale e responsabile della comunicazione dell’associazione.

 

La mostra, inaugurata lo scorso 27 settembre a Varese, si è rivelata un evento di grande rilievo artistico e umano. 

La curatrice Ilaria Pisciottani, giornalista fotografa e artista fluxus, ha saputo intrecciare visioni differenti e poetiche personali, creando una narrazione coerente che supera i confini individuali per farsi esperienza collettiva.

 

Determinante la professionalità della gallerista e artista Carla Pugliano, fondatrice della CathartGallery, spazio culturale immersivo nato per favorire il dialogo tra materia e spirito, tra l’urgenza contemporanea e la ricerca interiore. Artista riconosciuta a livello internazionale, Pugliano è stata insignita del Leone d’Oro alla Triennale di Venezia 2024, ha esposto alla 60ª Biennale di Venezia e alla XIV Florence Biennale. Dal 2025 è consulente artistico per l’Atlante dell’Arte Contemporanea (Giunti), progetto che verrà presentato al MoMA di New York. Le sue opere sono presenti in collezioni private e istituzionali.

 

Anche una delle sue opere sarà installata nel Borgo d’arte di Cannistrà

 

Fondamentale anche il contributo critico di Roberto Mutti, tra le voci più autorevoli della fotografia italiana, che ha arricchito la serata con riflessioni sulla storia e sull’evoluzione del linguaggio fotografico.

 

Il progetto ha riunito quindici autori di rilievo – Matteo Abbondanza, Fabrizio Ceci, Michele Coccioli, Monica Cossu, Giuseppina Irene Groccia, Matteo Groppi, Sonia Loren, Alessio Marzola, Maria Cristina Pasotti, Ilaria Pisciottani, Christine Selzer, Louis Selzer e Pier Paolo Tralli – i cui lavori dialogano tra loro in un percorso di ricerca che indaga il rapporto tra immagine, identità e contemporaneità.

 

 

 

 

Alla mostra di Varese si è avuta anche la presenza di Giorgio Lotti, storico fotoreporter e protagonista di oltre sessant’anni di storia italiana, ha ulteriormente impreziosito l’inaugurazione, portando la testimonianza viva di una carriera costruita su oltre 400.000 scatti e su incontri con i grandi protagonisti del Novecento.

 

Con sensibilità e lungimiranza, il presidente Vincenzo Mirabile ha accolto l’idea di ospitare le opere nel Museo a Cielo Aperto di Cannistrà, condividendo con Ilaria Pisciottani e Tonino Privitera la convinzione che la cultura possa e debba essere bene comune e motore di rinascita territoriale.

 

Ad Agosto 2024 Ilaria Pisciottani era già stata invitata da Tonino Privitera ad installare dei suoi autoritratti nel Borgo d’arte  creando così un ponte tra fotografia e street art.

 

Ed ora altre 13 Fotografie di grande formato saranno installate creando forse la prima  vera e propria galleria a cielo aperto d’Italia.

 

Le fotografie infatti  diventeranno parte integrante del percorso artistico permanente del borgo, trasformando le pareti di Cannistrà in spazi di dialogo e bellezza condivisa.

 

Un aspetto innovativo che la curatrice stessa, insieme a Roberto Mutti, ha voluto sottolineare è il carattere sperimentale del progetto: Cannistrà si conferma tra i precursori nell’accogliere la fotografia come mezzo espressivo contaminante, capace di dialogare con installazioni, affreschi e linguaggi propri di un Borgo d’Arte.

 

Una visione di ampio respiro, che rompe barriere e apre nuove prospettive, in cui anche gli artisti fotografi hanno accolto con entusiasmo la proposta di inserirsi in un contesto tanto originale quanto poetico.

 

Un’iniziativa che conferma il ruolo dell’ Associazione Culturale Cannistrà come custode pro tempore dell’arte e della cultura, al servizio della comunità e del bene comune. 

 

Un modo di fare cultura che nasce dal basso, con dedizione e spirito di collaborazione, convinti che la bellezza possa generare anche nuove opportunità sociali, culturali ed economiche per il territorio.

 

Giuseppina Irene Groccia è stata l’artefice del catalogo ufficiale e della rassegna stampa della mostra, che ha documentato l’intero percorso con rigore e sensibilità.

 

Come ha ricordato la curatrice Ilaria Pisciottani:

“Il successo si ha perché succede qualcosa”.

 

E a Cannistrà, grazie alla sinergia tra artisti, istituzioni e cittadini, sta davvero succedendo qualcosa di importante: la bellezza diventa casa, e l’arte si fa comunità.*

 

 

 

 

 

📍 Borgo di Cannistrà (ME)

👤 Vincenzo Mirabile – Presidente

📣 Tonino Privitera – Agitatore culturale e Responsabile Comunicazione

✉️ toninoprivitera@virgilio.it

 

📞 +39 392 0620035

🌐 www.cannistra.eu

 

Custodi dell’Arte, non proprietari del mondo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
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DIS’ART MANTE L’arte come resistenza poetica e disarmo interiore e collettivo

 






DIS’ART MANTE 


L’arte come resistenza poetica e disarmo interiore e collettivo.












Mostra bipersonale di FRANCESCA THERMES CRISTIANO EMANUELE RANGHETTO

A cura di Carla Pugliano

Con intervento di Andrea Barretta, noto critico d’arte, scrittore e giornalista




📍 CathArt Gallery – Varese

📅 18 ottobre – 30 ottobre 2025

📌 Inaugurazione: Sabato 18 ottobre, ore 18:00

📍 Via Salvo D’Acquisto, Varese





Da una riflessione condivisa, segnata dal senso di impotenza di fronte a conflitti e ingiustizie che abitano il nostro tempo, sempre più rumori di fondo nelle nostre esistenze, nasce DIS’ ART MANTE. 

Un titolo che si fa dichiarazione di intenti: l’arte come disarmo spirituale, simbolo di empatia, fratellanza e spirito condiviso. Un invito a non cedere all’indifferenza, a ritrovare attraverso l’arte la forza rigeneratrice dell’umano. Il percorso espositivo assume i tratti di una lettura esistenziale, quasi cristica: l’opera diventa slancio d’amore verso l’animo ferito, atto poetico che consola e ridesta. 

Risuona qui l’eco delle parole di Ernst Fischer: «L’arte non può cambiare il mondo, ma può contribuire a renderlo meno disumano». In questo solco la mostra si muove, trasformando vulnerabilità in testimonianza, sofferenza in dialogo, fiducia in presenza viva. 

DIS’ ART MANTE è parola-ponte, spazio simbolico che unisce amore, solidarietà e dimensione umana. L’arte si offre come resistenza sensibile, espressione che sceglie bellezza e consapevolezza condivisa in risposta alla violenza e al disinteresse. L’antitesi tra guerra e compassione si fa nucleo pulsante di questa mostra: l’arte come arma disarmante d’amore in cui l’impulso creativo diventa abbraccio simbolico verso l’essere fragile, memoria attiva che rifiuta l’assuefazione e risveglia la coscienza generale

Due artisti, due visioni, un’impellenza comune: quella di dare voce al silenzio assordante della guerra e del disagio sociale, alla progressiva anestesia collettiva che ci attraversa. DIS’ ART MANTE si presenta così come una bipersonale intensa e necessaria, in cui la pittura diventa strumento introspettivo e messaggio, sonda che penetra il non detto e restituisce il vero.

In esposizione le opere di Francesca Thermes e Cristiano Emanuele Ranghetto (C.R.E.!), entrambi impegnati a tradurre sulla tela ciò che spesso sfugge allo sguardo. La loro pittura non si limita a rappresentare, ma cerca di connettere di nuovo l’essere umano alla propria sensibilità, opponendo un’azione silenziosa di speranza al vuoto dell’indifferenza.

Ad impreziosire il percorso sarà il prestigioso intervento del giornalista, scrittore e critico d’arte Andrea Barretta, presente all’inaugurazione del 18 ottobre. Reduce da una grande mostra a sua cura al Museo della Stampa di Soncino “Il tempo di Warhol e la Pop art”, Barretta è attivo da anni nel panorama delle arti visive contemporanee, ha curato mostre dedicate, tra gli altri, ad Andy Warhol, Enrico Baj, Mimmo Rotella e Mario Schifano, ricevendo riconoscimenti internazionali, tra cui l’interesse del Metropolitan Museum di New York. È autore di saggi e monografie e membro del comitato critico del Catalogo dell’Arte Moderna Mondadori.

 


“Armi deposte” – Opera di Francesca Thermes



Note sugli ARTISTI


FRANCESCA THERMES


Francesca Thermes, artista autodidatta con un background professionale in architettura e design d’interni tra Napoli e Roma e Gardone Riviera, vive e lavora a Varese dal 2017. Ha sempre coltivato la propria vocazione espressiva anche attraverso musica, poesia e pittura.


Nel suo atelier affacciato sul centro cittadino, sviluppa un linguaggio pittorico personale e meditativoche attraverso il silenzio interiore si concretizza in forme astratte, nature morte e paesaggi emotivi.
Con fondi blu e oro attraversati da tratti netti e strutture fluttuanti, le sue opere raccontano ricordi, battaglie interiori e isole immaginate, in un equilibrio visivo tra ordine e poesia, tra materia e sogno. Quadri come Tromba d’aria e Fiocchi Caleidoscopici evocano forze primordiali, mutamenti e frammenti di ciò che ci attraversa.
“Sono in primis un architetto, ma anche una pittrice, una cantante, una poetessa.
Nella mia esperienza personale ho trovato esplorativo dare spazio in parallelo alla parte artistica, approfondendo il canto, la composizione poetica e le tecniche espressive della pittura, entrando così sin dall’infanzia a contatto diretto con la mia parte emozionale.Nella pittura paragono il mio lavoro ad un’esplosione, da cui ne seguono immagini che scorrono frammentate come note su supporti inaspettati che si traducono poi in forme grafiche usando il pennarello e il colore.”

Il lavoro di Francesca Thermes si distingue per la capacità di rendere visibile l’invisibile, di dare forma alle ferite e allo smarrimento del nostro tempo. Ogni sua composizione diventa uno spazio sospeso tra realtà e sogno, in cui colore, segno e materia si fondono per risvegliare sensibilità e sguardo condiviso. La sua creatività non si limita a rappresentare, si rivela in un flusso simbolico che trasforma l’esperienza estetica in un gesto di empatia. Attraverso questo dialogo, le opere di Thermes diventano atti di ascolto e consolazione, capaci di rispondere, con delicatezza, alle tensioni e alle ferite del mondo contemporaneo. Ogni oggetto del quotidiano, scatole, ritagli, etichette, non è per lei estraneo al processo creativo: lo percepisce già come elemento vivo delle sue composizioni, pronto a diventare materia poetica che si fonde con forme e colori, dando origine a visioni in continua trasformazione. Come supporti, Thermes utilizza sia le tele classiche sia materiali di riciclo come cartoncini, tavole di compensato o multistrato, intervenendo con pennarelli acrilici colorati o neri per bordare e rifinire le forme, di cui ama definire i contorni. Per Thermes DIS’ ART MANTE rappresenta l’esigenza di dare forma a ciò che non si vede, offrendo opere silenziose ma potenti, in cui la solidità della struttura incontra la leggerezza del vento.

 



“La guerra ha sempre colpito i più deboli” – Opera di Cristiano Emanuele Ranghetto




CRISTIANO EMANUELE RANGHETTO (C.R.E.!)


Cristiano Emanuele Ranghetto, in arte C.R.E.!, è pittore, scultore e poeta. Vive a Varese e si è formato presso il Liceo Artistico e l’Accademia di Belle Arti di Brera, dove ha conseguito il Dottorato in Scultura.
Artista poliedrico ed eclettico, spirituale e visionario, Ranghetto considera l’arte un atto profetico e un mezzo per risvegliare coscienze addormentate.

Il suo stile, ispirato alla Scuola di New York e influenzato da Klee, Vedova e Miró, si declina in una cifra espressiva originale che fonde spiritualità, segno e materia.

Ideatore del MultivisionismoRanghetto crea dipinti che ruotano a 360°, invitando lo spettatore a scoprire volti, animali, figure e simboli nascosti, in base all’umore e all’orientamento dell’opera.
“Il Multivisionismo è pedagogico: incita anche a intraprendere una nuova visione del mondo, sperando di migliorarlo. Il mio nome, Cristiano Ranghetto Emanuele Italiano, si riassume nell’acronimo C.R.E.! che invita a creare e partecipare attivamente all’esistenza del quadro. Credo fermamente che l’immaginazione debba essere rispettata e risvegliata: chi fruisce di quest’opera interattiva deve essere coinvolto, diventando partecipe e, in un certo senso, anche artista. In definitiva, questi dipinti vogliono essere un invito alla scoperta, alla creatività e alla partecipazione, perché l’arte e l’immaginazione sono strumenti fondamentali per esplorare e arricchire la nostra realtà e soprattutto per risvegliare le coscienze attraverso il linguaggio universale dell’arte

Ranghetto esporrà anche le sue sculture: “L’arte ha il dovere di mettere in luce i problemi creati dall’uomo. Il materiale che prediligo per realizzare le mie sculture è l’argilla: essa è terra, parte fondamentale del pianeta in cui viviamo, il quale soffre perché soffocato dall’uomo, suo parassita. Uso la terracotta che poi corrodo, con l’intento di simboleggiare le ferite che il pianeta ha subito e continua a subire dall’uomo.”

L’arte di Cristiano Ranghetto è un viaggio nell’imprevedibile, dove il colore diventa specchio dell’inconscio e la materia si trasforma in presenze mutevoli: volti, creature, paesaggi interiori che emergono e svaniscono come nuvole in metamorfosi. Ogni opera è un invito a perdersi nello sguardo, a riscoprire l’immaginazione sopita e a lasciarsi guidare dal gioco visionario del Multivisionismo. Le sue opere sono pedagogiche e interattive, e al contempo profondamente riflessive: un invito a guardare il mondo da più angolazioni e, forse, a cambiarlo.

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La mostra è curata da Carla Pugliano, artista riconosciuta a livello internazionale e fondatrice della CathArt Gallery, spazio culturale immersivo nato per favorire il dialogo tra materia e spirito, tra l’urgenza contemporanea e la ricerca interiore. Tra gli altri riconoscimenti e tra le partecipazioni, Pugliano è stata insignita del Leone d’Oro alla Triennale di Venezia, ha esposto alla 60ª Biennale di Venezia e alla XIV Florence Biennale. Dal 2026 è, inoltre, Consulente artistico per l’Atlante dell’Arte Contemporanea (Giunti) che verrà presentato al Mo.MA di New York. Le sue opere sono in collezioni private istituzionali e museali.












Informazioni sull’evento:


📆 Date mostra: 18 – 30 ottobre 2025

🕰 Orari apertura: da martedì a venerdì dalle 16:30 alle 18:30 – sabato dalle 10:00 alle 12:00 e dalle 15:30 alle 19:00 – domenica 15:30 – 19:00

🎙 Inaugurazione: Sabato 18 ottobre, ore 18:00

📍 Luogo: CathArt Gallery, Piazza Giovanni XXIII, 11 – Varese (Ingresso da Via Salvo D’Acquisto)

Ingresso: Libero


Per info e contatti

• +39 392 8081554
• FacebookCathArt Gallery
• Instagram@cathart_gallery



























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Segnalazione Eventi

FOTOGRAF@MENS, La salute mentale, Oggi

 

FOTOGRAF@MENS, La salute mentale, Oggi

 

 

 

 

L’esposizione – FOTOGRAF@MENS La salute mentale, oggi – a
cura del Dipartimento di Salute Mentale ASL Roma 2 e del Direttore artistico
Francesco Zizola, è organizzata dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e
Contemporanea
e sarà visitabile in modo interattivo dal 2 al 12 ottobre 2025 su
prenotazione diretta sul sito della GNAMC.

 

Tutti i visitatori
con accesso gratuito dovranno prenotarsi indicando la fascia oraria di visita
sul sito web
https://www.ticketone.it/eventseries/la-galleria-nazionale-2890614/?affiliate=T2C

 

Per ulteriori agevolazioni i visitatori dovranno far
pervenire una richiesta preventiva di prenotazione, indicando giorno e fascia
oraria, inviando una mail a romensfestival@gmail.com con oggetto “GNAMC”, con
successiva necessaria mail di conferma da parte dell’organizzazione.

 

L’esposizione fotografica nasce nell’ambito della IV
Edizione del Festival della Salute Mentale RO.MENS 2025
, promosso dal DSM ASL
Roma 2
con la collaborazione dell’Assessorato ai Servizi Sociali e alla Salute
di Roma Capitale
e il Patrocinio della RAI, con l’obiettivo di sensibilizzare
il grande pubblico sui temi della salute mentale, l’inclusione sociale e la
lotta al pregiudizio attraverso il linguaggio dell’arte fotografica.

 

 

 

 

Percorso espositivo

 

L’esposizione fotografica è curata da un team
interdisciplinare composto dal Direttore Artistico Francesco Zizola con il
supporto scientifico del dott. Gianluca Monacelli per l’ASL Roma 2,  si traduce in un percorso fotografico in cui
le opere vincitrici del concorso “Fotograf@Mens, La salute mentale, oggi”, sono
integrate con le fotografie realizzate attraverso il concept proposto dal
direttore artistico sull’auto-rappresentazione e realizzate all’interno dei
laboratori fotografici dei Centri Diurni del DSM dell’ASL Roma 2 e il teatro
del carcere di Rebibbia.

 

Il percorso espositivo presenta più di 180 autoritratti,
realizzati all’interno dei laboratori fotografici dei Centri Diurni e nell’area
della salute mentale penitenziaria di Rebibbia del DSM dell’ASL Roma 2, con la
partecipazione di centoventicinque cittadini, compresi utenti ed operatori.

 

 

 

Le foto del concorso, selezionate e ammesse all’esposizione
sono venti su duecentoundici, con un totale di 60 Autori che hanno aderito al
concorso da tutto il territorio nazionale e non solo (Tours, Francia).

 

Le 20 foto selezionate dalla giuria parlano di vita che
esprime anche la follia ‘come dimensione umana’ (Basaglia) accostata e
integrata alla salute mentale. Nel senso che la salute può essere attraversata
dalla follia ma questa non necessariamente nega e oscura il benessere psichico
delle persone, soprattutto se si crea uno spazio di reciprocità, di
negoziazione e condivisione con l’altro, che poi è inclusione sociale. Ovvero
riconoscere ad ognuno il proprio posto nel mondo accanto all’altro. La salute
mentale dice Basaglia, può ritrovarsi in tutto, nel senso che può stare in ogni
incontro e in ogni relazione. In un certo qual modo anche la creatività si deve
situare accanto alla ‘follitudine’ perché conserva ed esprime quella
possibilità unica che ognuno di noi possiede di dar voce a quel modo altro di
pensare – creativo –  che travalicando
l’ordinario fornisce pensieri originali.
E così la follia come pure la creatività sono condizioni umane.

 

 

 

Il concept sull’autoritratto, che si integra e si abbina con
il concorso fotografico, segue le traiettorie del pregiudizio e dell’identità.
Non abbiamo certezze assolute, ma sappiamo bene quanto lo sguardo possa essere
di per sé dotato del potere del giudizio e abbia la capacità di ferire e
proiettare l’ombra del pregiudizio dello stigma e la distanza. Pensiamo ad
esempio al bullismo nelle scuole o ai comportamenti discriminatori nei luoghi
di lavoro e della società civile.

 

Metterci il volto!! Contro il pregiudizio sarà possibile a
tutti coloro che verranno a visitare l’esposizione realizzare, in un set fotografico
dedicato, il proprio autoritratto che potrà diventare parte integrante e
interattiva con l’esposizione in progress trasformandosi in un’esposizione
vivente.  Mettendo ognuno il proprio
volto, uno accostato all’altro, con il movimento artistico e concettuale voluto
dal direttore artistico Francesco Zizola, non ci sarà alcuna distinzione tra i
cittadini, che siano essi operatori, ospiti dei servizi sanitari, del carcere,
amici o visitatori dell’Esposizione. In questo modo sarà possibile dimostrare
che si può smontare il pregiudizio per un volto trasversale della normalità.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
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Segnalazione Eventi

15 – La Fotografia oltre l’umano Grande successo per il vernissage alla CathArt Gallery di Varese

 

15 – La Fotografia oltre l’umano
 

 

Grande successo per il vernissage alla CathArt Gallery di Varese

 

 

La mostra “15 – La Fotografia oltre l’umano”, a cura di Ilaria Pisciottani e New Format Art, ha aperto le sue porte alla CathArt Gallery di Carla Pugliano con un vernissage che ha registrato una notevole affluenza di pubblico e un clima di vivo entusiasmo.

 

La serata si è distinta non solo per l’ampia partecipazione, ma soprattutto per l’intensità degli scambi tra artisti e visitatori. Un’interazione fertile, quasi “dirompente”, capace di trasformare l’incontro inaugurale in un vero laboratorio di idee e stimoli, arricchendo il dialogo sia tra gli autori stessi sia con chi ha preso parte all’evento.

 

 

 

Particolare apprezzamento ha suscitato l’intervento del critico e storico della fotografia Roberto Mutti, presenza autorevole e sempre capace di offrire spunti lucidi e illuminanti. Le sue riflessioni hanno contribuito a dare ulteriore profondità al progetto, collocando la mostra in un orizzonte culturale più ampio.

L’energia corale del vernissage ha confermato la forza di un percorso che intreccia sensibilità diverse, accomunate dalla volontà di superare i confini dell’immagine e di restituire alla fotografia un ruolo di linguaggio vivo, critico e poetico.

 

La mostra rimarrà visitabile fino all’11 Ottobre 2025

 

 

Orari della mostra

Martedì, mercoledì, giovedì e venerdì 16:30–18:30

Sabato 10:00–12:30 / 15:30–19:00

Domenica 15:30–19:00

 

Per informazioni e contatti

+39 392 8081554

myartcharlotte@gmail.com

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
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ArtistiSegnalazione Eventi

Ilenia Tucci – Le Metamorfosi Poetiche della Sabbia

 

Ilenia Tucci
 
Le Metamorfosi Poetiche della Sabbia
 
 
 
Ilenia Tucci si distingue per la sua poliedricità, spaziando dal make-up, all’arte digitale e altre espressioni artistiche.
Oggi ci dedichiamo in particolare alla sua performance di   Sand Art. In questo ambito l’artista dimostra di essere una vera e propria narratrice visiva che usa la sabbia come mezzo per dare forma a racconti effimeri e altamente evocativi.
 

 

La sua più recente performance, “Un viaggio fra le terre”, ha ottenuto un ampio successo di pubblico, confermando come la sua tecnica sia un’autentica rarità nel panorama nazionale. La Sand Art, nella visione di Ilenia Tucci, supera la semplice esecuzione per farsi esperienza sensoriale. Sulla sua teca luminosa, la sabbia, un elemento umile e primordiale, si anima sotto il tocco delle sue mani, diventando il pigmento di un’opera in continua trasformazione.

 

Figure, volti e paesaggi nascono e si dissolvono in un flusso ininterrotto, un cinema muto scandito da un’armonia di musica e giochi di luce. Questa alchimia crea un’atmosfera sospesa, quasi onirica, che cattura lo spettatore in un’esperienza intima e meditativa. 
 

 

 

Nelle opere di Ilenia Tucci la dimensione del gesto, apparentemente elementare, si trasforma in un linguaggio capace di articolare narrazioni stratificate e di sorprendente densità simbolica. L’artista sovverte l’idea di spettacolo come semplice intrattenimento. Le sue performance assumono piuttosto la forma di un dispositivo estetico e poetico, in cui la materia effimera, quale la sabbia, diviene medium rivelatore di un senso nascosto. È in questa tensione, tra fragilità e potenza,  che si colloca la forza del suo lavoro, invitando lo spettatore a riconoscere, dietro la fugacità della forma, la persistenza di una poesia che abita anche gli elementi più minuti.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Il Blog L’ArteCheMiPiace da l’opportunità ad artisti emergenti ed affermati di usufruire di una vetrina in cui proporre il proprio talento, operando per la promozione e la valorizzazione degli stessi.

 

Ogni progetto promozionale diffuso sulle pagine di L’ArteCheMiPiace è soggetto a selezione e comprende approfondimento dei materiali forniti con consulenza, ricerca, redazione e diffusione.

 

 

Invia la tua candidatura alla seguente email: gigroart23@gmail.com

 

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Segnalazione Eventi

“Va in scena il dolore” – Le donne palestinesi si raccontano

“Va in scena il dolore” – Le donne palestinesi si raccontano

 

 

 

Venerdì 19 settembre, alle ore 18:00, il Chiostro di Palazzo San Bernardino a Corigliano-Rossano (CS) ospiterà la prima rappresentazione drammaturgica “Va in scena il dolore”, uno spettacolo intenso e commovente che dà voce alle storie delle donne palestinesi.

Lo spettacolo, tratto da un testo pubblicato dalla Mongolfiera Editrice e disponibile su Amazonprende forma attraverso i versi di Umberto Romano, che ci ricordano come la memoria sia volubile e selettiva, emergendo nei momenti più inattesi. Le parole raccontano dolore e speranza, vita e sacrificio, ma anche il desiderio profondo di lasciare un messaggio d’amore e pace: «Bisogna vivere le cose per raccontarle, in un tempo che ruba tempo ai sogni e alle speranze… così che quando i bambini vedranno l’aquilone penseranno che sia un angelo a portare la pace».

Un altro verso dello stesso autore ricorda: «Mi basta morire sulla mia terra, essere sepolta in essa… germogliare come un fiore colto con tenerezza da un bimbo del mio paese».

Lo spettacolo vede la partecipazione di un cast straordinario, composto da:
 

 

Franco Ciro, Francesca Romano, Maria Pia Mandia, Katya Genova, Giusy Stasi, Liliana Zangaro, Anna Milieni, Rossella Scaramuzza, Valentina Torrisi, Francesca Russo, Maria Manfredi, Loredana Sisto, Maria Teresa Bua, Graziella Colamaria, Gianfranco De Luca.

 

Momenti musicali a cura di Pino Salerno.

 

 

L’iniziativa è promossa dall’Associazione V.E.S.C.A, insieme a SosteniAmo, La Mongolfiera Editrice, Forum Terzo Settore e Circolo Culturale Rossanese, con il supporto del media partner L’ArteCheMiPiace.

 

Vi aspettiamo venerdì 19 settembre alle ore 18:00 al Chiostro di Palazzo San Bernardino – Corigliano-Rossano per vivere insieme un racconto potente, che unisce arte, memoria e testimonianza.

 

 

 

 

Clicca sulla copertina per richiedere il libro

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
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Segnalazione Eventi

Tra Mitologia e Denuncia – Le Performance di “Pane di Pace”

Tra Mitologia e Denuncia

 

Le Performance di “Pane di Pace”

 

 

 

 

 

 

di Redazione|15|Settembre|2025|

 

A Grimaldi, la XVIII edizione della mostra Tornare@Itaca, curata dalla critica d’arte Mimma Pasqua, celebra la pace attraverso il “Pane”. L’evento, intitolato Pane di Pace, si è svolto nel cortile di Casa Pasqua – Libera sede d’arte, dove il pane, simbolo di vita e condivisione, si è trasformato in un potente gesto di denuncia.

Gli artisti Giuseppe Aiello, Claudio Angione, Cali’, Francesca Campana, Liliana Condemi, Maria Rosaria Cozza, Luce Delhove, Emanuele De Stefano, Diego Ferrari, Gabriele Ferrari, Andrea Gallo, Domenica Gualtieri, Eleonora Giannetti, Alfredo Granata, Luigia Granata, Domenico Grosso, Rosy Imbrogno, Nicola Labate, Elda Longo, Lucia Paese, Sabrina Marotta, Massimo Melicchio, Assunta Mollo, Ilaria Montenegro, Raffaella Piane, Ivana Ruffolo, Antonio Scarpino, Ale Senso, Luigi Patitucci, Luciana Vita e Joseph Waweru Wache sono stati chiamati a creare opere commestibili da spezzare e condividere con i presenti, esprimendo una condanna profonda e una presa di posizione personale contro la carestia che colpisce la popolazione palestinese.

L’esibizione ha unito arte e attivismo, culminando nella significativa performance di Maria Rosaria Cozza. L’artista ha indossato due abiti creati da Veronica Martino, appartenente al duo artistico Soeve, che realizza abiti in carta e plastica. In quella serata, in qualche modo, era presente anche Sonia Quercia, compagna di percorso di Veronica Martino nel duo, recentemente scomparsa ma ancora viva nella memoria e nello spirito delle loro creazioni. Presidente dell’Associazione Ruskia, che promuove la storia e la cultura del territorio, l’artista ha realizzato per l’occasione due abiti ispirati ai miti greci.

 

A ds l’ artista e Performer Maria Rosaria Cozza con l’artista Veronica Martino

 

 

 

Nella prima performance, The Indifference of Death, si è sviluppata una potente allegoria visiva contro la guerra. Il vassoio, solitamente associato al servizio, diventa un palcoscenico su cui è “servita” la brutalità del conflitto. Le bandiere contrapposte e i soldati rappresentano le ideologie e gli schieramenti che alimentano la guerra, dimostrando che la vera battaglia si combatte tra simboli e non solo tra esseri umani. Al centro, i cumuli di macerie e di teschi simboleggiano la distruzione materiale e le innumerevoli vittime innocenti. I teschi, spogli di ogni identità, rappresentano un genocidio universale e rendono la morte anonima. Il loro uso esplicito cattura l’attenzione dello spettatore, trasformando l’immagine in una supplica disperata per un cessate il fuoco e un monito a non ignorare l’ingiustizia.

 

 

Con indosso l’Abito Elicona, ispirato al sacro monte delle Muse e ai suoi tramonti ramati, Cozza rappresenta l’apice della creatività e della bellezza, l’essenza stessa dell’arte. Questo abito si contrappone al vassoio che “serve” l’orrore della guerra: mentre l’abito celebra la vita e l’ispirazione con i suoi colori dorati, il vassoio espone teschi e macerie, simboli di distruzione. L’allegoria mette in luce la tragica dicotomia tra la bellezza che l’umanità può creare e la brutalità che può scatenare. L’Abito Elicona diventa così un monito su ciò che viene distrutto da una guerra ingiusta: non solo vite, ma anche ispirazione e spirito creativo.

 

 

In un secondo momento, con la performance In the Heart There Is No Diversity, Cozza combina la bellezza mitologica dell’Abito Galatea, che evoca la purezza del Mare Nostrum e il suo antico mito, con la tragica realtà contemporanea dei naufragi. Proprio come i moderni Ulisse, le persone in fuga dalla guerra cercano il loro ritorno a Itaca attraverso lo stesso mare che fu dimora della ninfa. Il vassoio con i cuori anatomici diventa simbolo centrale, ricordandoci che differenze superficiali come il colore della pelle sono irrilevanti. L’opera ci invita a guardare oltre le apparenze, riconoscendo la comune natura umana e la capacità di empatia e amore, nutrendo un senso di fratellanza di fronte alla tragedia.

La performance di Maria Rosaria Cozza ha lasciato un’impronta indelebile sull’intera manifestazione. Le due artiste coinvolte collaborano da tempo per realizzare performance molto originali, utilizzando abiti creati a mano. La loro ricerca spazia da un’attenta riproduzione storica fino alla creazione di vestiti con materiali di riciclo, dimostrando notevole versatilità e creatività.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
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Segnalazione EventiSenza categoria

15 – La Fotografia oltre l’umano

 

15 – La Fotografia oltre l’umano

 

Dal 27 settembre all’11 ottobre 2025

 

 

 

 

 

Mostra Fotografica a cura di Ilaria Pisciottani e New Format Art

Vernissage con la presenza del critico Roberto Mutti: sabato 27 settembre 2025, ore 17:30

CathArt Gallery di Carla Pugliano, Piazza Giovanni XXIII – ingresso via Salvo d’Acquisto, Varese

 

 

 

Nata dalla visione di Ilaria Pisciottani, giornalista, fotografa d’arte e Press.ssa New Format Art, “15 – La Fotografia oltre l’umano” ha l’obiettivo di costituire non una semplice esposizione, ma un dispositivo critico che interroga lo statuto dell’immagine fotografica e il suo potere di ridefinire i confini dell’identità, della natura e del vivente.

 

Il tema centrale della mostra è il concetto di transanimale, ispirato al pensiero di Hans Jonas: un invito a superare la rigida contrapposizione tra uomo e animale, tra cultura e natura, aprendo lo sguardo a una visione in cui l’umano non occupa il centro assoluto, ma si colloca come parte di una rete viva e interconnessa.

 

Ad accompagnare il progetto vi sarà anche il prezioso contributo critico di Roberto Mutti, tra i più autorevoli critici e storici della fotografia in Italia, noto per la sua lunga attività come giornalista, curatore e docente. La sua riflessione offrirà ulteriori chiavi di lettura e prospettive interpretative, arricchendo il dialogo tra le opere e il pubblico e collocando la mostra all’interno di un più ampio orizzonte culturale e storico-artistico.

 

I 14 fotografi selezionati – Matteo Abbondanza, Fabrizio Ceci, Michele Coccioli, Monica Cossu, Giuseppina Irene Groccia, Matteo Groppi, Sonia Loren, Alessio Marzola, Maria Cristina Pasotti, Ilaria Pisciottani, Alessandro Rovelli, Christine Selzer, Louis Selzer, Pier Paolo Tralli – sono stati scelti per l’originalità della visione, la coerenza del linguaggio e l’intensità del messaggio. 

 

Stampate in grande formato, le immagini si aprono oltre il perimetro del visibile, trasformandosi in visioni capaci di dissolvere i confini tra le specie e di restituire al nostro sguardo inedite sensibilità ibride e nuove narrazioni visive. 

Il numero 15 simboleggia i 14 artisti insieme a Carla Pugliano – artista e gallerista che ospita il progetto – e diventa emblema di un’armonia dinamica, di un’energia creativa che unisce forze naturali e volontà di trasformazione. Ogni immagine è un varco, uno spazio di riconoscimento reciproco tra umano e non umano, un atto poetico e morale che invita a guardare e sentire oltre i limiti della percezione consueta.

 

La mostra è accompagnata da un catalogo di ampio respiro, realizzato da Giuseppina Irene Groccia per quanto riguarda la parte di impaginazione e grafica e pubblicato da L’ArteCheMiPiace. L’opera offre generosi spazi alle fotografie, alle presentazioni degli artisti e della galleria, oltre a un’intervista inedita a Roberto Mutti. Concepito non solo come documento, ma come estensione della mostra, il catalogo prosegue l’eredità vasariana: così come Giorgio Vasari seppe coniugare biografia, descrizione e valutazione critica delle opere, questo volume valorizza il dialogo tra immagini, artisti e riflessioni, offrendo al lettore una lettura complessiva e approfondita dell’esperienza espositiva e proponendo al contempo uno spaccato attuale sui protagonisti della fotografia contemporanea. Il catalogo è dotato di codice ISBN ed è disponibile per l’acquisto su Amazon, garantendo così una diffusione ampia e accessibile.

 

 

 

 

 

Il percorso di 15 – La Fotografia oltre l’umano non si esaurirà a Varese, ma proseguirà in Sicilia, dove le opere entreranno a far parte della collezione permanente del museo a cielo aperto di Cannistrà (ME), nato dal progetto culturale Nto menzu a na strada. Qui, tra i paesaggi rurali e l’identità viva del borgo, le fotografie si radicheranno nello spazio pubblico, arricchendolo di presenze e significati e dando vita a un dialogo duraturo tra territori, linguaggi e comunità. 

È un invito a ripensare il nostro posto nel tessuto vivente del mondo e a riconoscere nella fotografia non soltanto un mezzo espressivo, ma una pratica di consapevolezza etica nel porre domande, poetica nel trasformarle in visioni e civile nel restituirle alla collettività come occasione di dialogo e di cambiamento.

 

 

L’evento si realizza in collaborazione con New Format Art di Ilaria Pisciottani, Diorama Progetti Fotografici, la CathArt Gallery di Carla Pugliano e L’ArteCheMiPiace di Giuseppina Irene Groccia, quest’ultima anche media partner ufficiale della manifestazione.

 

 

 

 

 

 

Orari della mostra

Martedì, mercoledì, giovedì e venerdì 16:30–18:30

Sabato 10:00–12:30 / 15:30–19:00

Domenica 15:30–19:00

 

Per informazioni e contatti

+39 392 8081554

myartcharlotte@gmail.com

 

 

 
©L’ArteCheMiPiace – Blog Arte e Cultura di Giuseppina Irene Groccia 

 

 

 

 

 

 

 

 

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