LUCE, COLORE, SOGNI E PENSIERI _ MARIO STEFANO

 L’ArteCheMiPiace - Interviste

LUCE, COLORE, SOGNI E PENSIERI _ MARIO STEFANO su L'ArteCheMiPiace Blog arte e Cultura di Giuseppina Irene Groccia






LUCE, COLORE, SOGNI E PENSIERI
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MARIO STEFANO



di Giuseppina Irene Groccia |30|Luglio|2022|



Nel soffermarci sulle opere di Mario Stefano, ci accorgiamo come i nostri occhi si riempiono di luce, colori e segni. Sono sensazioni che l’artista trasforma in linguaggio narrativo in modo da giungere al suo obiettivo, che è quello di evidenziare la vitalità e la forza propositiva rispetto alle sfide imposte dal mondo contemporaneo.


La sua produzione artistica ci mostra un percorso in cui l’arte emerge da immagini accostate, seguendo ricordi e suggestioni in modo fortemente rappresentativo.


Instancabile viaggiatore di pensiero egli sperimenta la sua realtà partendo da idee compositive che riportano ambienti, soggetti e oggetti in figurazioni che assumono nuova linfa, mediante il senso plastico della propria gestione artistica. 


Da sempre Mario Stefano si basa sulle sue conoscenze tecniche e sull’ingegno per trovare gli strumenti adatti ad esprimere al meglio i propri sogni e pensieri. Una ricerca artistica determinata in primo luogo dai materiali a disposizione dell’artista e soprattutto dall’abilità di questo nel lavorarli.


Il suo è uno stile a metà strada tra  rappresentazione  e astrazione che impiega la pittura per costituire un’armonia indissolubile tra le figure affiancate, combinate e la sua tela. Un chiaro tentativo di esaminare la percezione della realtà e indurci a valutare sempre nuove esperienze visive.


Le opere di Mario hanno una loro unicità, determinata dal modo in cui l’artista sceglie di riunire in un unico sfondo le figure assemblate con parziali sovrapposizioni e spostamenti, costruendo infine composizioni di chiara memoria neopop. 

Seguendo una corrente del citazionismo e del postmodernismo, egli concilia il mondo della sua arte con immagini della cultura di massa, descrivendone stereotipi sullo stile di vita ricalcato dai mass media.


Un procedimento di combinazione, che fa perdere all’opera il carattere di semplice quadro, rendendola capace di invadere lo spazio e scatenare nuove relazioni percettive.


Mario Stefano appartiene a quella generazione artistica che utilizza in modo brillante una tecnica che richiama nello stile la velocità del fumetto o l’ironia insolita dei supereroi. La pittura solo in apparenza tradizionale riesce a rinnovare le sue possibilità non solo a livello formale quanto in senso contemporaneo.


Le sue opere di ispirazione fumettistica, fatte di azione, colori e parole onomatopeiche, concorrono a declinare una struttura “comics” capace di coinvolgere lo spettatore in modo tale da rappresentare non solo immagini, ma anche emozioni.








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Ci soffermiamo con lui a fare due chiacchiere sul suo percorso artistico, sull’importanza del suo cammino interiore e dei suoi progetti futuri…




Come inizia il tuo percorso artistico?


Sono sempre stato un bambino molto creativo, ho iniziato a disegnare come tutti fin da piccolo. Ho ancora conservati i miei diari e quaderni delle scuole elementari: costellati di disegni e illustrazioni. Dicevo che da grande avrei fatto l’artista.


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Cosa ti ha ispirato a lavorare nel mondo dell’arte?


Ad inizio pandemia ho cessato le mie attività imprenditoriali ventennali in tutt’altro settore, e ho letteralmente deciso di fare l’artista di professione. Durante il confinamento forzato della pandemia ho ripreso a maneggiare colori e pennelli riesumando vecchi studi e bozzetti.


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Come nascono le tue creazioni, vi è uno studio tecnico o hanno un’origine maggiormente istintiva?


Diciamo entrambe le cose. In fase iniziale prevale sicuramente la componente istintiva, schizzando ed abbozzando gli elementi della composizione. Successivamente poi, vi è uno studio cromatico e compositivo più approfondito e razionale.


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Qual è la tecnica che preferisci e con cui lavori più frequentemente?


Nulla di fantomatico. Dipingo in maniera “analogica”. La tecnica è quella tradizionale. Un’attenzione particolare è rivolta alla preparazione della tela, ovvero all’ “imprimitura” propriamente detta. Poi c’è la fase di abbozzo con grafite e fusaggine, per poi passare alla stesura pittorica vera e propria: utilizzo olio, acrilici, smalti, pastelli, pennarelli.


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Nelle tue composizioni siamo di fronte a delle sovrapposizioni di strati, qual è l’importanza di questa pratica per te sul piano materiale e sul piano metaforico? 


Diciamo che il mio lavoro pittorico su tela rispecchia metaforicamente la stratificazione culturale della società in cui viviamo: alla base, ci sono materiale più poveri, meno costosi, grezzi, come gesso, colla. Gli strati intermedi constano di materiali più raffinati e lavorati, di utilizzo più diffuso e comune come grafite, pastelli, acrilici. Infine lo strato superiore è composto da materiali pregiati e più costosi, come pigmenti ad olio, smalti, vernici e resine. Anche gli strumenti di lavorazione rispecchiano rispettivamente questa scala gerarchica: spatole e frattazzi  per la base, pennelli di setola dura e sintetica per gli strati intermedi, e infine pennelli in setola naturale come martora e pelo di bue. 


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All’interno delle tue opere si evince un’enorme passione per il cinema e la letteratura. Che rapporto sussiste secondo te tra pittura e parola?


Un’opera pittorica, astratta o figurativa, ci affascina per l’ambiguitá, spinge lo spettatore e cercare una chiave interpretativa, a formulare una serie di espressioni discorsive e vocaboli per descriverla. La parola invece è evocativa, chiarificatrice, stimola il lettore ad elaborare immagini mentali da associare a termini e parole. Entrambi sono linguaggi che stimolano intimamente la nostra immaginazione.


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Quale tra le tue opere, è quella che più di tutte parla di te, a cui i senti più affezionato?


Tutte le mie opere parlano di me. Tutte in egual modo. Ma ad una in particolare sono fortemente legato: l’opera che ha rappresentato per me il trampolino di lancio nel mondo dell’arte. Grazie a quest’opera esposta in una galleria fui notato da un noto esperto di arte e finanza. I nostri rapporti professionali sono tutt’oggi floridi e prosperi.

Devo molto a questa persona. Si tratta di una composizione raffigurante icone e simboli della mia città, Napoli. Sulla tela si intrecciano Totò, Pulcinella, la prima pagina del Mattino di Warhol, il vesuvio di Warhol, e Winchester, il commissario napoletano dei Simpson. Una figata pazzesca!


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Il tuo linguaggio espressivo riflette molto le influenze stilistiche degli anni o ‘80 e ‘90. Ci spieghi questa tua inclinazione come tua caratteristica distintiva?


Essendo un incorreggibile nostalgico, il mio lavoro può considerarsi un’ode alla memoria. Ci sono icone che attraversano il tempo e restano nella memoria, personaggi che per qualche ragione hanno lasciato il segno; cerco di dar loro nuova linfa vitale, e restituirne un’immagine reinterpretata a favore di chi li ha amati e venerati e anche di chi non li ha mai conosciuti. Quando dipingo mi immergo in una sorta di “spazio della memoria”, entro il quale la reminiscenza visiva poco a poco si trasfigura in rappresentazione interiore.


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Nella realizzazione delle tue opere però non sono presenti altri materiali estranei all’infuori dei pigmenti pittorici. Spiegaci questa tua scelta…


Come dicevo prima, ad oggi, dipingo ancora in maniera tradizionale. Onestamente non avverto l’esigenza di contaminare la tela con altri materiali. Ma non escludo che non possa farlo in futuro. 


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Secondo te quale dev’essere la funzione dell’arte nei riguardi della percezione del tempo o della memoria?


L’arte in generale dovrebbe essere a mio giudizio un invito a riflettere. Nel mio caso specifico un invito a meditare sul passato, per migliorare il presente e perfezionare il futuro. Oggi invece pare che la tendenza sia invertita, e l’arte più che mai rispecchia questo trend rovesciato: vivamo già proiettati nel futuro (si veda nft, crypto arte e realtà aumentata), vivendo con difficoltà e disagio dilagante il presente, dimenticandoci TOTALMENTE  del passato. 


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Hai dei maestri artistici, c’è qualche artista del passato che ti fornisce ispirazione o che prendi a modello? 


In questo preciso momento della mia vita mi ispira molto Warhol. Fino a due mesi fa ero molto influenzato da Hockney. L’anno scorso mi stimolava molto David Salle. 


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Sei molto giovane, ma hai già esposto in numerose città e hai ricevuto diversi riconoscimenti per tecnica e originalità. Quali sono i tuoi nuovi obiettivi futuri e a cosa stai lavorando in questo periodo?


Obiettivi futuri? Diventare ricco e famoso (Sorriso). Onestà a parte, ci sono grandi progetti all’orizzonte grazie alla collaborazione professionale con International Broker Art. Ultimamente sto dedicando gran parte del mio tempo a studi di graphic design. La mia ricerca pittorica non si ferma praticamente mai. Mi sono sempre opposto all’idea di un solo e unico stile distintivo. Più che altro sono fermamente convinto che periodi diversi della vita di un artista possano influenzare enormemente il risultato concettuale ed estetico dell’opera. 

Oggi il mio temperamento è molto pacato, pacifico, placido. Difatti le ultime opere risultano essere molto essenziali, minimaliste, equilibrate. Ieri ero molto inquieto, smanioso, frenetico: ne scaturivano collage pittorici dal ritmo compositivo dirompente ed incalzante. E domani? Chissà…








Contatti dell’artista 


Email  mariostefanoesposito@gmail.com

Facebook Mario Stefano














Intervista a cura di Giuseppina Irene Groccia 
















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Mario Stefano nasce a Napoli nel 1983. Grazie ad un ambiente familiare stimolante, coltiva la sua vocazione artistica sin da bambino e studia da autodidatta fino alla maggiore età. Consegue la laurea in Scienze dell'Educazione e si dedica per oltre quindici anni alle sue due attività imprenditoriali nel settore del fitness, accantonando così gli studi personali di pittura. Appassionato di storia dell’arte, grazie al confinamento forzato della pandemia, rispolvera vecchi studi e disegni, approfondendo e sperimentando ogni tecnica pittorica ed ogni tipo di medium. Nel 2020 allestisce il suo primo studio, dando il via ad una cospicua produzione artistica. Nel 2021 le sue opere vengono notate da un importante esperto di arte e finanza, con il quale inizia a partecipare a numerose mostre pubbliche e private, creando un importante seguito di collezionisti delle sue opere. Alcuni suoi lavori fanno parte della collezione privata di svariati personaggi noti dello spettacolo e della politica.
























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